BMC Air Filters e Pambuffetti in collaborazione per un progetto unico che porta le performance della pista su strada, dal design fino al ruggito del motore.
BMC Air Filters e Pambuffetti in collaborazione per un progetto unico che porta le performance della pista su strada, dal design fino al ruggito del motore.
La partnership tecnica che lega i due marchi italiani dal 2022, si basa su un rapporto di stima e fiducia reciproco, con il fine di raggiungere alti livelli qualitativi insieme. BMC sarà fornitore del costruttore umbro, soprattutto per quanto riguarda i filtri d’aria motore e i materiali in composito per l’aspirazione.
La storia di Pambuffetti si caratterizza per la singolarità di quanto propone. Una vettura stradale, completamente artigianale, che esprime il concetto di velocità nella sua forma più estrema, ma che può essere usata anche in pista dagli appassionati, per provare il brivido e l’adrenalina delle corse.
Dal punto di vista tecnico la PJ-01, questo il nome scelto per il primo modello, che prende spunto dal suo ideatore Juri Pambuffetti, è innovativa e tecnologica in ogni sua area, a partire dal telaio: ibrido in acciaio strutturale e carbonio, materiale scelto anche per la carrozzeria e gli interni. Tale macroarea è stata ispirata dalle monoposto e levigato dai flussi aerodinamici ricercati. Da tale caratteristica ne provengono alcuni vantaggi, che rendono la vettura molto simile alla concezione di una nata esclusivamente per le corse. Per esempio la posizione di guida del tutto innovativa, con la pedaliera più alta del bacino, ma senza perdere il comfort che si necessita negli spostamenti quotidiani. Così come la redistribuzione dei componenti interni è volta ad ottenere la massima efficienza aerodinamica, oltre a preservare il giusto equilibrio tra i due assi.
L’aerodinamica è un’altra area esplorata in modo molto accurato dai progettisti e ingegneri che hanno lavorato sulla creatura di Pambuffetti. Viene considerato il vero cardine del progetto, con più di 4 anni di sviluppo alle spalle e dodici mesi di messa a punto previsti. Studiata da eccellenze del mondo del Motor Sport come Franco Sighinolfi, affermato progettista modenese nonché autore di auto vincenti in molte competizioni. Sulla macchina afferma: “Trent’anni di successi nella progettazione di auto da competizione, di errori, di test e di soluzioni. Anni di preziosa esperienza che mi hanno permesso per portare su strada una vera auto da competizione, esaltandone i pregi e correggendone i difetti, Questo per me rappresenta la PJ-01″.
Un’auto con queste velleità, un’auto nata per emozionare non può che essere messa a punto da chi di emozioni se ne intende. Per l’arduo compito è stato scelto Andrea Boldrini, affermato pilota Umbro, campione di formula 3 italiana nel ’96,campione Porsche Carrera Cup ed ora affermato istruttore della Porsche Accademy. Lui, che per “primo” si è reso conto di quanto di buono il progetto restituisse su strada, afferma:
“L’habitat naturale della PJ-01 è la pista e ciò diventa chiaro non appena se ne possono testare i “limiti” in un tracciato, ma la PJ-01 è come un adolescente di buona famiglia, sa essere educata e sa stare in ogni situazione, ma è quando si spengono le luci e si entra in pista che è completamente a suo agio”.
Il design, a cui ha lavorato Marco Sforna, è accattivante con linee aggressive derivate dal mondo racing, ma anche dolci e affusolate per avvolgere al meglio chi la guida e ciò che è contenuto al suo interno. L’estetica della PJ-01 fa invidia alle altre Supercar in commercio, la rendono unica agli occhi degli appassionati e diventa così il tratto identificativo della vettura. Come il marchio scelto dal suo fondatore: la goccia, elemento che in natura rappresenta la forma più aerodinamica esistente, ed è poi divenuta il principio inspiratore e la caratteristica distintiva dell’azienda
Per quanto riguarda il cuore pulsante, nascosto nel retrotreno, la PJ-01 monta un V10 aspirato da 5.200cc di derivazione Italiana, ma rielaborato in casa, così come tutto il cuore dell’auto. Affidato ad un Team specialistico interno, capitanato dalle sapienti mani di Attilio Mattioli che, dall’alto della sua esperienza trentennale nella meccanica ad alte prestazioni afferma: “Con la PJ-01 abbiamo innovato, abbiamo evoluto e diversificato. Salendo a bordo però si trova un’auto nella sua essenza più pura. Nessun controllo invasivo, nessun compromesso, tutto è al suo posto, ma tutto è diverso, ed è palese fin dalla prima accensione. Fin dalla prima emozione. Credo sia questa la più grande caratteristica della PJ-01″.
Ed è proprio nel motore che BMC, azienda guidata da 50 anni dal suo presidente e fondatore Gaetano Bergami, porterà la sua tecnologia e la sua esperienza. La realtà emiliana, fondata a Medicina, in provincia di Bologna ha fornito a Pambuffetti alcuni kit di aspirazione in carbonio con elementi filtranti, così da raggiungere vette di performance e potenza molto alte.
Al momento si è stimato di produrre 6 vetture l’anno, con un aumento dal terzo in poi, per arrivare ad un totale di 25 modelli per la PJ-01. Juri e la sua squadra però non vogliono fermarsi certo qui. Questo è solo il primo passo del progetto nato a Trevi, in provincia di Perugia, che per il futuro ha già in mente sfide ambiziose, a cui anche BMC Air Filters vuole prendere parte.
Il DNA da corsa che nasce all’interno di BMC è naturalmente predisposto per sfide come quella lanciata da Pambuffetti ed è per questo che insieme le due realtà guardano lontano, verso nuovi obiettivi, con la determinazione e il coraggio di chi sa osare.